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Terrorismo o tragicommedia?

di Giorgio Agamben

All'alba del 11 novembre, 150 poliziotti, la maggior parte dei quali appartenenti alle brigate antiterroriste, hanno circondato un villaggio di 350 abitanti sulla piana di Millevaches prima di penetrare in una fattoria per arrestare 9 giovani (i quali avevano preso in gestione il magazzino del paese e cercato di rianimare la vita culturale del villaggio). Quattro giorni più tardi, le 9 persone arrestate sono state deferite a un giudice dell'antiterrorismo e accusati di “associazione a delinquere a fini terroristici”. I giornali riportano che il ministro dell'Interno e il capo di Stato “si sono congratulati con la polizia e la gendarmeria per la loro diligenza”. Tutto è in ordine in apparenza. Ma cerchiamo di esaminare da più vicino i fatti e di guardare le ragioni e i risultati di questa “diligenza”

Le ragioni, innanzitutto: i giovani che sono stati arrestati “erano seguiti dalla polizia in ragione della loro appartenenza all'ultra-sinistra e al movimento anarco-autonomo”. Come precisa l'entourage della ministra dell'Interno, “tengono dei discorsi molto radicali e hanno dei legami con dei gruppi stranieri”. Ma c'è di più: alcuni tra gli arrestati “partecipano regolarmente a delle manifestazioni politiche”, e, per esempio, “ai cortei contro la schedatura Edvige e contro il rinforzamento delle misure sull'immigrazione”. Una appartenenza politica (è il solo senso possibile di una mostruosità linguistica come “movimento anarco-autonomo”), l'esercizio attivo delle libertà politiche, il tenere dei discorsi radicali sono sufficienti dunque per mettere in moto la Sotto direzione antiterrorista della Polizia (Sdat) e la Direzione centrale dei servizi segreti (DCRI). Ora, chi possiede un minimo di coscienza politica non può che condividere l'inquietudine di questi giovani di fronte alle degradazioni della democrazia che la schedatura Edvige, i dispositivi biometrici e l'indurimento delle regole sull'immigrazione producono.

Quanto ai risultati, ci si aspetterebbe che gli investigatori abbiano rinvenuto nella fattoria di Millevaches delle armi, degli esplosivi, delle Molotov. Invece nulla di tutto ciò, I poliziotti della Sdat sono caduti su dei “documenti che precisano gli orari di passaggio dei treni, comune per comune, con l'orario di partenza e di di arrivo nelle stazioni”. In buon francese (italiano ndt): un orario della SNCF. Ma hanno anche sequestrato del “materiale per scalare”. In buon francese: una scala, come quelle che si trovano in qualunque casa di campagna.

È dunque tempo di venire alle persone arrestate e, soprattutto, al presunto capo di questa banda terrorista, “un leader di 34 anni uscito da un ambiente agiato, che vive grazie ai sussidi dei genitori”. Si tratta di Julien Coupat, un giovane filosofo che ha animato tempo fa, con qualche amico, Tiqqun, una rivista responsabile di analisi politiche senza dubbio discutibili, ma che ancora oggi credo siano tra le migliori di questo periodo. Ho conosciuto Julien Coupat in quell'epoca e ne ho, da un punto di vista intellettuale, una grande stima.

Passiamo quindi all'esame del solo fatto concreto di tutta questa storia. L'attività degli arrestati sarebbe in relazione con gli atti di danneggiamento contro la SNCF che hanno causato l'8 novembre il ritardo di alcuni TGV sulla linea Parigi-Lille. Questi dispositivi, se si crede alle dichiarazioni della polizia e degli agenti della SNCF stessi, non potevano in alcun caso provocare dei danni alle persone: potevano tutto al più, disturbare l'alimentazione dei pantografi dei treni, causando il ritardo di questi ultimi. In Italia i treni sono molto spesso in ritardo ma nessuno si è mai sognato di accusare di terrorismo la società nazionale delle ferrovie. Si tratta di delitti minori anche se nessuno intende avvallarli. Il 13 novembre, un comunicato della polizia affermava con prudenza che forse “tra gli arrestati vi era qualche autore dei danneggiamenti ma che era impossibile attribuirli a uno o all'altro”.

La sola conclusione possibile di questo affare tenebroso è che chi si impegna attivamente oggi contro la maniera (quanto meno discutibile) di gestire i problemi sociali ed economici è considerato ipso facto come un terrorista in potenza, anche se nessun atto giustifica questa accusa. Bisogna avere il coraggio di dire con chiarezza che oggi, in molti paesi europei (in particolare in Francia e in Italia), si sono introdotte delle leggi e delle misure di polizia che in passato si sarebbero giudicate come barbare e antidemocratiche e che non hanno nulla da invidiare a quelle che erano in vigore in Italia durante il fascismo. Una di queste misure è quella che autorizza la detenzione per una durata di 96 ore di un gruppo di giovani forse imprudenti ma ai quali “non è possibile imputare un'azione”. Un altra misura molto grave è l'adozione delle leggi che introducono dei delitti di associazione la cui formulazione è lasciata intenzionalmente nel vago e che permettono di classificare come “asfondo” o a “vocazione” terrorista degli atti politici che non erano mai stati considerati fino ad ora come destinati a produrre terrore.

Libération, 19/11/2008

Terrorisme ou tragi-comédie ?

Par Giorgio Agamben, philosophe italien.

À l'aube du 11 novembre, 150 policiers, dont la plupart appartenaient aux brigades antiterroristes, ont encerclé un village de 350 habitants sur le plateau de Millevaches avant de pénétrer dans une ferme pour arrêter 9 jeunes gens (qui avaient repris l'épicerie et essayé de ranimer la vie culturelle du village). Quatre jours plus tard, les 9 personnes interpellées ont été déférées devant un juge antiterroriste et « accusées d'association de malfaiteurs à visée terroriste ». Les journaux rapportent que le ministre de l'Intérieur et le chef de l'État « ont félicité la police et la gendarmerie pour leur diligence. » Tout est en ordre en apparence. Mais essayons d'examiner de plus près les faits et de cerner les raisons et les résultats de cette « diligence. »

Les raisons d'abord : les jeunes gens qui ont été interpellés « étaient suivis par la police en raison de leur appartenance à l'ultra-gauche et à la mouvance anarcho autonome ». Comme le précise l'entourage de la ministre de l'Intérieur, « ils tiennent des discours très radicaux et ont des liens avec des groupes étrangers ». Mais il y a plus : certains des interpellés « participaient de façon régulière à des manifestations politiques », et, par exemple, « aux cortèges contre le fichier Edvige et contre le renforcement des mesures sur l'immigration. » Une appartenance politique (c'est le seul sens possible de monstruosités linguistiques comme « mouvance anarcho autonome »), l'exercice actif des libertés politiques, la tenue de discours radicaux suffisent donc pour mettre en marche la Sous direction antiterroriste de la police (Sdat) et la Direction intérieur (DCRI). Or, qui possède un minimum de conscience politique ne peut que partager l'inquiétude centrale du renseignement de ces jeunes gens face aux dégradations de la démocratie qu'entraînent le fichier Edvige, les dispositifs biométriques et le durcissement de règles sur l'immigration.

Quant aux résultats, on s'attendrait à ce que les enquêteurs aient retrouvé dans la ferme de Millevaches des armes, des explosifs, et des cocktails Molotov. Tant s'en faut. Les policiers de la Sdat sont tombés sur « des documents précisant les heures de passage des trains, commune par commune, avec horaire de départ et d'arrivée dans les gares. » En bon français : un horaire de la SNCF. Mais ils ont aussi séquestré du « matériel d'escalade. » En bon français : une échelle, comme celles qu'on trouve dans n'importe quelle maison de campagne.

Il est donc temps d'en venir aux personnes des interpellés et, surtout, au chef présumé de cette bande terroriste, « un leader de 34 ans issu d'un milieu aisé et parisien, vivant grâce aux subsides de ses parents. » Il s'agit de Julien Coupat, un jeune philosophe qui a animé naguère, avec quelques-uns de ses amis, Tiqqun, une revue responsable d'analyses politiques sans doute discutables, mais qui compte aujourd'hui encore parmi les plus intelligentes de cette période. J'ai connu Julien Coupat à cette époque et je lui garde, d'un point de vue intellectuel, une estime durable.

Passons donc à l'examen du seul fait concret de toute cette histoire. L'activité des interpellés serait à mettre en liaison avec les actes de malveillance contre la SNCF qui ont causé le 8 novembre le retard de certains TGV sur la ligne Paris-Lille. Ces dispositifs, si l'on en croit les déclarations de la police et des agents de la SNCF eux-mêmes, ne peuvent en aucun cas provoquer des dommages aux personnes : ils peuvent tout au plus, en entravant l'alimentation des pantographes des trains, causer le retard de ces derniers. En Italie, les trains sont très souvent en retard, mais personne n'a encore songé à accuser de terrorisme la société nationale des chemins de fer. Il s'agit de délits mineurs même si personne n'entend les cautionner. Le 13 novembre, un communiqué de la police affirmait avec prudence qu'il y a peut-être « des auteurs des dégradations parmi les gardés a vue, mais qu'il n'est pas possible d'imputer une action à tel ou tel d'entre eux. »

La seule conclusion possible de cette ténébreuse affaire est que ceux qui s'engagent activement aujourd'hui contre la façon (discutable au demeurant) dont on gère les problèmes sociaux et économiques sont considérés ipso facto comme des terroristes en puissance, quand bien même aucun acte ne justifierait cette accusation. Il faut avoir le courage de dire avec clarté qu'aujourd'hui, dans de nombreux pays européens (en particulier en France et en Italie), on a introduit des lois et des mesures de police qu'on aurait autrefois jugées barbares et antidémocratiques et qui n'ont rien à envier à celles qui étaient en vigueur en Italie pendant le fascisme. L'une de ces mesures est celle qui autorise la détention en garde à vue pour une durée de quatre-vingt-seize heures d'un groupe de jeunes imprudents peut-être, mais auxquels « il n'est pas possible d'imputer une action. » Une autre tout aussi grave est l'adoption de lois qui introduisent des délits d'association dont la formulation est laissée intentionnellement dans le vague et qui permettent de classer comme « à visée » ou « à vocation terroriste » des actes politiques qu'on n'avait jamais considérés jusque-là comme destinés à produire la terreur.

Traduit de l'italien par Martin Rueff.

Libération, 19 novembre 2008



English



Deutsch

Terrorism or Tragicomedy?

By Giorgio Agamben

On the morning of November 11, 150 police officers, most of which belonged to the anti-terrorist brigades, surrounded a village of 350 inhabitants on the Millevaches plateau, before raiding a farm in order to arrest nine young people (who ran the local grocery store and tried to revive the cultural life of the village). Four days later, these nine people were sent before an anti-terrorist judge and “accused of criminal conspiracy with terrorist intentions.” The newspapers reported that the Ministry of the Interior and the Secretary of State “had congratulated local and state police for their diligence.” Everything is in order, or so it would appear. But let's try to examine the facts a little more closely and grasp the reasons and the results of this “diligence.”

First the reasons: the young people under investigation “were tracked by the police because they belonged to the ultra-left and the anarcho autonomous milieu.” As the entourage of the Ministry of the Interior specifies, “their discourse is very radical and they have links with foreign groups.” But there is more: certain of the suspects “participate regularly in political demonstrations,” and, for example, “in protests against the Fichier Edvige (Exploitation Documentaire et Valorisation de l'Information Générale) and against the intensification of laws restricting immigration.” So political activism (this is the only possible meaning of linguistic monstrosities such as “anarcho autonomous milieu”) or the active exercise of political freedoms, and employing a radical discourse are therefore sufficient reasons to call in the anti-terrorist division of the police (SDAT) and the central intelligence office of the Interior (DCRI). But anyone possessing a minimum of political conscience could not help sharing the concerns of these young people when faced with the degradations of democracy entailed by the Fichier Edvige, biometrical technologies and the hardening of immigration laws.

As for the results, one might expect that investigators found weapons, explosives and Molotov cocktails on the farm in Millevaches. Far from it. SDAT officers discovered “documents containing detailed information on railway transportation, including exact arrival and departure times of trains.” In plain French: an SNCF train schedule. But they also confiscated “climbing gear.” In simple French: a ladder, such as one might find in any country house.

Now let's turn our attention to the suspects and, above all, to the presumed head of this terrorist gang, “a 34 years old leader from a well-off Parisian background, living off an allowance from his parents.” This is Julien Coupat, a young philosopher who (with some friends) formerly published Tiqqun, a journal whose political analyses – while no doubt debatable – count among the most intelligent of our time. I knew Julien Coupat during that period and, from an intellectual point of view, I continue to hold him in high esteem.

Let's move on and examine the only concrete fact in this whole story. The suspects' activities are supposedly connected with criminal acts against the SNCF that on November 8 caused delays of certain TGV trains on the Paris-Lille line. The devices in question, if we are to believe the declarations of the police and the SNCF agents themselves, can in no way cause harm to people: they can, in the worst case, hinder communications between trains causing delays. In Italy, trains are often late, but so far no one has dreamed of accusing the national railway of terrorism. It's a case of minor offences, even if we don't condone them. On November 13, a police report prudently affirmed that there are perhaps “perpetrators among those in custody, but it is not possible to attribute a criminal act to any one of them.”

The only possible conclusion to this shadowy affair is that those engaged in activism against the (in any case debatable) way social and economic problems are managed today are considered ipso facto as potential terrorists, when not even one act can justify this accusation. We must have the courage to say with clarity that today, numerous European countries (in particular France and Italy), have introduced laws and police measures that we would previously have judged barbaric and anti-democratic, and that these are no less extreme than those put into effect in Italy under fascism. One such measure authorizes the detention for ninety-six hours of a group of young – perhaps careless – people, to whom “it is not possible to attribute a criminal act.” Another, equally serious, is the adoption of laws that criminalize association, the formulations of which are left intentionally vague and that allow the classification of political acts as having terrorist “intentions” or “inclinations,” acts that until now were never in themselves considered terrorist.

Libération, November 19, 2008

Terrorismus oder Tragikomödie?

Giorgio Agamben

Am Morgen des 11. November umzingelten 150 Polizeibeamte, die meisten von ihnen Angehörige von Anti-Terror-Brigaden, ein 350-EinwohnerInnen-Dorf in der Hochebene von Millevaches, Frankreich, bevor sie einen Bauernhof stürmten, um neun junge Menschen festzunehmen (die die lokale Gemüsehandlung führen und versuchen, das kulturelle Leben des Dorfes zu beleben). Vier Tage später wurden die neun jungen Leute vor ein Anti-Terror-Gericht gestellt und "der kriminellen Verschwörung mit terroristischen Absichten angeklagt". Nach Zeitungsberichten haben Innenministerium und Minister "der lokalen und nationalen Polizei für ihre Umsicht gedankt".

Beginnen wir bei den Gründen: Die jungen Leute, gegen die ermittelt wird,"wurden von der Polizei verfolgt, weil sie der Ultralinken und dem anarchistisch-autonomen Milieu angehörten". Wie aus der Umgebung des Innenministeriums verlautet, "ist ihr Diskurs sehr radikal, und sie haben Kontakte zu ausländischen Gruppen". Noch mehr: einige der Verdächtigen "nehmen regelmäßig an politischen Demonstrationen teil", z.B. im Rahmen von Protesten gegen die staatliche Edvige-Datenbank (Exploitation Documentaire et Valorisation de l'Information Générale) und gegen die Intensivierung von Gesetzen, die die Immigration einschränken. Politischer Aktivismus (das ist die einzig mögliche Bedeutung solcher sprachlicher Monstrositäten wie "anarchistisch-autonomes Milieu") oder die aktive Ausübung politischer Freiheiten und die Anwendung eines radikalen Diskurses sind also ausreichender Grund, um die Anti-Terror-Abteilung der Polizei (SDAT) und das zentrale Büro des inneren Nachrichtendienstes (DCRI) in Aktion treten zu lassen. In Anbetracht des Demokratie-Abbaus durch die Edvige-Datenbank, biometrische Technologien und die Verschärfung der Immigrationsgesetze müsste jedoch jeder, der/die auch nur ein Minimum an politischem Bewusstsein besitzt, die Anliegen dieser jungen Leute zu teilen.

Was die Ergebnisse anbelangt, hätte man erwarten können, dass die untersuchenden Beamten Waffen, Sprengstoff und Molotov-Cocktails im Bauernhof in Millevaches gefunden hätten. Weit gefehlt. SDAT-Beamte fanden "Dokumente, die detaillierte Information des Bahnverkehrs enthielten, auch die exakten Ankunfts- und Abfahrtszeiten von Zügen". Sprich: die Fahrpläne der nationalen Bahngesellschaft SNCF. Aber sie konfiszierten auch "Klettergerät". Sprich: eine Leiter, wie man sie in jedem Landhaus finden kann.

Wenden wir unsere Aufmerksamkeit den Verdächtigten zu und vor allem dem unterstellten Kopf dieser terroristischen Bande, "dem 34 jährigen Anführer aus wohlhabenden Pariser Kreisen, der von Zuschüssen seiner Eltern lebt". Es handelt sich um Julien Coupat, einen jungen Philosophen, der früher (mit einigen FreundInnen) Tiqqun herausgebracht hat, eine Zeitschrift, deren politische Analysen - wenn sie auch ohne Zweifel umstritten sind - zu den intelligentesten unserer Zeit zählen. Ich kenne Julien Coupat aus dieser Zeit und verbinde mit ihm meine bleibende intellektuelle Wertschätzung.

Untersuchen wir also weiters den einzigen konkreten Tatbestand in der ganzen Geschichte. Die Aktivitäten der Verdächtigten sollen mit böswilligen Handlungen gegen die SNCF in Verbindung stehen, die am 8. November Verspätungen einiger TGV-Züge auf der Strecke Paris-Lille zur Folge hatten. Die Vorrichtungen, um die es in diesem Zusammenhang geht, können, soweit wir den Erklärungen der Polizei und der SNCF selbst Glauben schenken können, in keiner Weise Menschen verletzen: sie können im schlimmsten Fall die Kommunikation zwischen Zügen erschweren und somit Verspätungen verursachen. In Italien sind Züge oft verspätet, aber bis jetzt hat niemand auch nur davon geträumt, die staatliche Bahn des Terrorismus anzuklagen. Es handelt sich um geringfügige Delikte, auch wenn es niemandem in den Sinn kommen wird, sie gutzuheißen. Am 13. November formulierte ein Polizeibericht vorsichtig, dass es vielleicht "unter den in Gewahrsam Befindlichen GesetzesübertreterInnen gibt, dass es aber nicht möglich ist, einem von ihnen eine kriminelle Handlung zuzuschreiben".

Die einzig mögliche Folgerung aus dieser undurchsichtigen Angelegenheit: AktivistInnen gegen die (in jedem Fall fragwürdige) Art und Weise, wie mit sozialen und ökonomischen Problemen heute umgegangen wird, werden heute ipso facto als potenzielle TerroristInnen angesehen, sogar wenn keine einzige Handlung diese Anklage rechtfertigen kann. Wir müssen den Mut aufbringen, mit Klarheit zu sagen, dass heute zahlreiche europäische Länder (vor allem Frankreich und Italien) Gesetze und polizeiliche Maßnahmen eingeführt haben, die wir früher als barbarisch und antidemokratisch beurteilt hätten, und dass diese nicht weniger extrem sind als jene, die in Italien im Faschismus in Kraft waren. Eine dieser Maßregeln legitimiert die 96-Stunden-Haft einer Gruppe junger - vielleicht leichtsinniger - Menschen, denen "man keine kriminelle Handlung zuschreiben kann". Eine andere, ebenso schwer wiegende, ist die Verabschiedung von Gesetzen, welche Verbindungs- und Vereinigungsdelikte einführen, deren Formulierung bewusst vage gehalten bleibt und die es erlauben, terroristische "Absichten" oder "Bestimmungszwecke" politischen Handlungen zuzuordnen, die bis jetzt noch nie als terrorproduzierend angesehen wurden.

Erstveröffentlicht in: Libération, 19. November 2008



Português (Brasil)



 

Terrorismo ou tragi-comédia?

Giorgio Agamben

Ao amanhecer do 11 de novembro, 150 policiais, dos quais a maior parte pertencia às brigadas antiterroristas, cercaram um vilarejo de 350 habitantes sob o planalto de Millevaches antes de penetrar uma fazenda para conter 9 jovens (que teriam retomado a mercearia local e tentado retomar a vida cultural do vilarejo). Quatro dias depois, as 9 pessoas interpeladas foram deferidas diante um julgamento antiterrorista e «acusadas de associação de malfeitores com finalidade terrorista». Os jornais relatam que a ministra do Interior e o chefe de Estado «felicitaram a polícia e a germanderie por sua eficácia». Tudo está em ordem na aparência. Mas tentemos examinar de mais perto os fatos e delimitar as razões e os resultados dessa «eficácia».

Primeiro, as razões: os jovens que foram interpelados «seriam seguidos pela polícia em razão de seu pertencimento à ultra-esquerda e ao movimento anarco-autonômo». Como o precisa o entorno da ministra do Interior, «eles têm discursos muito radicais e mantêm relações com grupos estrangeiros». Mas tem mais: alguns dos interpelados «participariam de maneira regular das manifestações políticas», e, por exemplo, «das manifestações contra o Arquivo Edvige (1) e contra o reforço das medidas sobre a imigração». Um pertencimento político (é o único sentido possível para monstruosidades lingüísticas como «movimento anarco-autônomo»), o exercício ativo das liberdades políticas, a propriedade do discurso radical são suficientes, portanto, para pôr em andamento a Subdireção antiterrorista da polícia (Sdat) e a Direção Central da Informação Interior (DCRI). Ora, quem possui um mínimo de consciência política não pode senão partilhar a inquietação destes jovens face às degradações da democracia que provocam o Arquivo Edvige, os dispositivos biométricos e o endurecimento das regras sobre a imigração.

Quanto aos resultados, esperava-se que os investigadores encontrassem na fazenda de Millevaches armas, explosivos, e coquetéis Molotov. Pelo contrário. Os policiais da Sdat caíram sobre «documentos precisando os horários de passagem dos trens, comuna por comuna, com o horário de partida e de chegada nas estações». Em bom francês: um horário da SNCF. Mas eles também resgataram um «material de escalada». Em bom francês: uma escala, como aquelas que se encontram em qualquer casa de campo.

E, portanto, tempo de vir aí às pessoas interpeladas e, sobretudo, ao chefe pressuposto deste bando terrorista, «um líder de 33 anos saído de um meio próspero e parisiense, vivendo graças aos subsídios de seus pais». Trata-se de Julien Coupat, um jovem filósofo que animou há pouco, com alguns de seus amigos, Tiqqun, uma revista responsável por análises políticas certamente discutíveis, mas que conta ainda hoje entre as mais inteligentes deste período. Conheci Julien Coupat nesta época e lhe guardo, do ponto de vista intelectual, uma estima durável.

Passemos, portanto, ao exame do único fato concreto de toda esta história. A atividade dos interpelados estaria ligada com os atos de hostilidade contra a SNCF que causaram em 8 de novembro o atraso de certos TGV na linha Paris-Lille. Estes dispositivos, se se crê nas declarações da polícia e dos agentes da SNCF, eles mesmos não podem em nenhum caso provocar prejuízos às pessoas: eles podem, no máximo, impedindo a alimentação dos pantógrafos dos trens, causar o atraso destes. Na Itália, os trens atrasam muito frequentemente, mas ninguém ainda sonhou em acusar de terrorismo a Sociedade Nacional das Estradas de Ferro. Trata-se de delitos menores, ainda que ninguém se proponha a garanti-los. Em 13 de novembro, um comunicado da polícia afirmava com prudência que há talvez «autores das degradações entre os detentos provisorios, mas que não é possível imputar uma ação a um ou outro entre eles».

A única conclusão possível deste tenebroso caso é que aqueles que se engajam ativamente hoje contra a maneira (de resto discutível) pela qual se gestiona os problemas sociais e econômicos são considerados ipso facto como terroristas em potencial, mesmo quando nenhum ato justificaria esta acusação. É preciso ter a coragem de dizer com clareza que hoje, em numerosos países europeus (em particular na França e na Itália), se tem introduzido leis e medidas policias que se teriam anteriormente julgadas bárbaras e antidemocráticas e que não deixam nada a desejar àquelas em vigor na Itália durante o fascismo. Uma dessas medidas é aquela que autoriza a detenção por uma duração de 96 de um grupo de jovens imprudentes, talvez, mas aos quais «não é possível se atribuir uma ação». Outra igualmente grave é a adoção de leis que introduzem delitos de associação cuja formulação é deixada intencionalmente na vaga e que permitem classificar como «com fins» ou «com vocação terrorista» atos políticos que não se teriam jamais considerado até aí como destinados a produzir terror.

Libération, 19/11/2008

Traduzido do francês para o português (Brasil) pelo Comitê Vandalista de Segurança Publica.

Nota dos tradutores:

1. Em linhas gerais, o worelliano Arquivo Edvige permite ao Ministério do Interior da França arquivar toda informação sobre os cidadãos maiores de 13 anos a respeito de suas atividades políticas, filosóficas, sociais, etc. 

 


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